OMBRE E LUCI DAL PASSATO – Capitolo 4

Emma

Rientrare al lavoro dopo le feste di Natale è sempre un trauma, è metà mattina e non sono ancora riuscita a sollevare la testa dal tavolo. Inoltre, non ho ancora visto Alex… non l’ho nemmeno incrociato in corridoio. So che c’è, stamattina, è arrivato presto. Ho visto la sua BMW X6 nera nel parcheggio, conosco la targa a memoria… ma lui non è nemmeno venuto a salutarmi.

Il suono dell’interfono mi distoglie dai miei pensieri.

– Che c’è, Kate? Ti avevo detto che non volevo essere disturbata – le dico, infastidita.

– Scusami, Emma, ma qui c’è un certo Michael Murphy che chiede di vederti, dice che è urgente.

Sento un tuffo al cuore.

– Sì, fallo passare – le dico, e mi alzo in piedi per andargli incontro. Incredibile, lui… qui.

Apro la porta, e vedo avanzare Kate, con gli occhi sgranati, che gli fa strada, con un’espressione sul viso tipo “E questa meraviglia chi cavolo è?”. Lui, le cammina dietro, con il suo passo elegante e sinuoso, ed il suo sorriso beffardo stampato in pieno viso.

– Grazie, Kate – le dico. Mi sposto e lo faccio entrare in ufficio, poi chiudo la porta.

Mi volto, e lui è lì, con la sua bocca ad un centimetro dalla mia.

– Ciao, piccola – mi dice – Passato bene le feste?

– Bene, grazie – gli rispondo, sgattaiolando via ed andandomi a sedere alla mia scrivania.

Lui mi segue, con lo sguardo, sorridendo ironicamente.

– Accomodati pure – gli dico, indicando una delle due poltrone davanti al mio tavolo.

– Che formalità, Emma… – mi dice. Si sbottona la giacca, e si accomoda sulla poltrona.

È veramente bello, elegante, di classe. Indossa un completo blu scuro, la camicia bianca e la cravatta azzurra. Accavalla le gambe, appoggiando la caviglia destra sul ginocchio sinistro.

– Allora? Cosa mi racconti? – mi chiede, scuotendomi dai miei pensieri.

– Io nulla di nuovo. Tu? – gli chiedo – Tua moglie?

Sorride, poi mi guarda intensamente negli occhi.

– Mia moglie sta bene, Emma – mi dice – Più che bene. Sei preoccupata per lei? Non è necessario, te lo assicuro, quando mi ha sposato era perfettamente consapevole di chi ero. Conosce le mie debolezze, e le accetta.

Sono sbalordita.

– Beh, complimenti… – gli dico – Io non potrei mai, questo è certo, non sono disposta a dividere il mio uomo con qualcun’altra.

Lui alza le spalle, e sorride.

– Per fortuna non siamo tutti uguali – mi dice – Ma ora basta… Vogliamo parlare per forza di mia moglie o parliamo un po’ di noi?

– Sempre molto diretto, vero? Vedo che non sei cambiato… – gli dico ironicamente.

– Stasera vorrei portarti fuori a cena, che dici? – mi chiede, ignorando il mio commento.

Accidenti… A cena? Non so cosa rispondere, tentenno un attimo.

– Non saprei… – gli dico.

Lui si alza, e viene verso di me. Mi si avvicina, mi prende la mano e mi fa alzare dalla poltrona.

– Dimmi di sì, e basta – mi sussurra.

Poi, inizia ad accarezzarmi il collo, con un dito, e sembra stia facendo scorrere un tizzone incandescente sulla mia pelle. Passa dietro l’orecchio, sfiorandomi il lobo, poi, lentamente, scende giù, sul petto, arrivando all’incavo dei seni, mentre il mio respiro accelera.

– Sarà bellissimo, Emma… Come ai vecchi tempi – mi dice, con voce roca.

Mi sbottona il primo bottone della camicetta, poi il secondo. Infila la mano dentro, toccandomi con il pollice il capezzolo, sopra la stoffa del reggiseno.

Non resisto, emetto un gemito, ed istintivamente, stringo le cosce. È troppo tempo che non vengo toccata da un uomo, ed il mio corpo ne ha bisogno, disperatamente…

Lo guardo, e vedo che lui sorride, soddisfatto, trionfante. Avvicina le labbra alle mie.

– Mi vuoi, vero? – mi sussurra.

– Sì… – gli rispondo io con voce roca.

Mi cattura le labbra, avidamente, spingendo subito la lingua nella mia bocca, ed io rispondo al suo bacio, perdendomi completamente.

Toglie la mano dal mio seno, e scende giù, tra le gambe, infilandola tra le mie cosce, sotto la gonna.

Emette un gemito gutturale, forte, dal profondo della gola, quando si accorge che porto le autoreggenti, ma non smette di baciarmi. Infila un dito sotto gli slip, ed entra subito dentro, iniziando a muoversi. Poi, infila anche il secondo dito. Si muove, e con la lingua, nella mia bocca, imita il movimento delle sue dita, dentro di me.

Mi mette l’altra mano dietro la schiena, e preme, spingendomi contro le sue dita.

Mi aggrappo alle sue spalle, e vengo quasi subito, violentemente. È passato troppo tempo, il mio corpo è troppo sensibile…

Lui lascia che il mio orgasmo mi consumi, completamente, poi, stacca le sue labbra dalle mie e sfila le sue dita dal mio corpo. Con uno sguardo perverso, se le infila in bocca, succhiandole.

– Mhmm, piccola… che buona, che sei – mi dice – Non vedo l’ora che sia stasera… ci sarà da divertirsi, vedrai.

Lo guardo, ansimante, sono sconvolta. Lui mi prende per la vita, e mi attira a sé.

– Quanto sei bella, Emma, quando sei eccitata… – mi dice, e mi bacia, di nuovo, profondamente. Ed io sento il sapore delle sue labbra, ed il sapore della mia eccitazione, sulla sua lingua.

Si stacca da me e mi guarda, mantenendo perfettamente il controllo.

– A che ora passo a prenderti? – mi chiede.

– Stacco alle 18,00 – gli dico, ansimando ancora.

– Va bene, alle 18,00 sarò qui sotto – mi dice – Ora mi spiace, ma devo andare…

Si avvia verso la porta, ed io lo accompagno, abbottonandomi la camicetta e ricomponendomi meglio che posso.

Noto con orrore che non avevamo nemmeno chiuso a chiave, mentre apro la porta ed esco in corridoio, per fargli strada. Poi, incrocio lo sguardo dell’ultima persona che avrei voluto vedere in quel momento.

Alex

Eccola, bellissima come sempre. Sta uscendo dal suo ufficio, non resisto, le faccio un largo sorriso.

– Ehi… – le dico, per salutarla.

Lei è imbarazzata, abbassa lo sguardo. Noto qualcosa di strano, in lei, aggrotto la fronte.

Ha gli occhi lucidi, le guance arrossate… Sembra… eccitata?

Poi, vedo uscire lui, dal suo ufficio, dietro di lei, ed incrocio il suo sguardo.

È come una doccia gelata.

È Michael, ne sono certo. Ha gli stessi occhi di Paul, non posso sbagliarmi.

– Buongiorno – gli dico freddamente.

– Buongiorno – mi risponde lui, e noto che ha un sorriso beffardo, soddisfatto.

Lei lo accompagna all’uscita, ed io ne approfitto per dare una sbirciata dentro il suo ufficio, dal momento che hanno lasciato la porta aperta, ma non noto niente di strano.

“Che cazzo è successo là dentro? VOGLIO SAPERE che cazzo è successo là dentro!!!”

Accelero il passo, e mi fiondo nel mio ufficio, sbattendo la porta.

“Merda, merda, merda!!!” urlo dentro di me, mettendomi le mani nei capelli “Cazzo, Alex, continua a seguire i consigli di quella pazza di tua sorella… E guarda, qui c’è un perfetto stronzo che brucia le tappe! E ti fotte.”

Dentro di me so BENISSIMO che là dentro è successo qualcosa, e brucio, brucio come un folle. Cazzo che male che fa, non posso nemmeno pensarci… Immagini di lei e lui, insieme, mi affollano la mente… Devo fare qualcosa.

Faccio un profondo respiro ed esco dal mio ufficio, ora la affronto.

Arrivo da lei, vedo la porta chiusa, è rientrata. Busso.

– Avanti – mi dice.

Apro la porta ed entro, è seduta al suo tavolo, il rossore è sparito, ha riacquistato l’autocontrollo.

Per fortuna, se l’avessi vista ancora eccitata come prima… Oddio, non so che cazzo avrei combinato.

– Ciao – le dico, freddo.

– Ciao – mi risponde lei, fissandomi seria – Sei ancora vivo, a quanto vedo.

“Mhmm, è indispettita… Forse quella pazza di Isa non aveva tutti i torti…” penso.

– Sì, certo. – Le rispondo – Chi era, quello?

– Quello chi? – mi risponde, facendo finta di niente.

– Emma, non prendermi per il culo – le dico. Merda. Bravo Alex, sei proprio un coglione.

Lei mi guarda, inarcando un sopracciglio.

– Scusami – le dico – Sono un po’ nervoso. Quello era Michael, vero?

Non mi risponde, posa la penna sul tavolo e si appoggia allo schienale della poltrona, incrociando le braccia al petto. “Bene, ora siamo anche sulla difensiva… Fantastico! Allora, DECISAMENTE è successo qualcosa, qui dentro, prima!” Sento l’irritazione salire a livelli oltre la soglia di guardia.

– Sì, era Michael – mi dice – Quindi?

– Quindi, niente, Emma. Va bene così? – le dico, indispettito.

– Va bene così, certo. Almeno per me. – mi risponde.

Resto in silenzio, osservandola, con un’incazzatura addosso che se solo sapesse… Meglio che cerco di controllarmi, oppure la bestia che c’è dentro di me rischia di uscire.

– E tu? – mi chiede, irritata – Perché non mi hai mai chiamata?

“Ah, mi fa la paternale, ora? Che coraggio!” penso.

– Ho avuto da fare – le rispondo, irritato.

– Beh, allora, buon per te – mi risponde, secca, e torna al suo lavoro.

La fisso, come inebetito, per qualche minuto. Lei solleva lo sguardo dalle sue carte, con aria interrogativa.

– C’è altro, che vuoi dirmi, Alex? – mi chiede, seria.

Faccio un sospiro. Oggi non se ne esce.

– No, Emma, non c’è altro – le dico, giro sui tacchi ed esco dal suo ufficio, senza nemmeno salutarla.

Michael

Tra poco andrò a prenderla, ho preparato tutto… le ho detto che l’avrei portata fuori a cena, ma non dove!!! Rido tra me e me, sono proprio perverso.

Ho ordinato champagne, ostriche ed aragoste, tutto servito in camera mia. Ed ho già avvisato alla reception che stasera avrò un ospite, chiedendo la massima discrezione, visto che in questo hotel c’è anche mio cognato.

Esco dall’hotel e salgo sulla mia BMW Z3, e parto verso la mia venere che mi aspetta.

Arrivo in un attimo alla NY Advertisement, parcheggio davanti e scendo dalla macchina. Faccio il giro dell’auto e mi appoggio al cofano, aspettandola.

Dopo pochi minuti, eccola, che arriva. È una meraviglia, appena mi vede le si arrossano le guance, e le brillano gli occhi. Scommetto che là sotto è già pronta per me… accidenti, mi basta solo guardarla, come allora…

– Ciao – mi dice, venendomi incontro.

– Ciao – le dico, baciandola sulla guancia. Le apro la portiera facendola salire.

Giro intorno alla macchina, salgo e metto in moto, partendo velocemente.

– Dove mi porti a cena? – mi chiede.

– Vedrai… – le dico con una voce ricca di sottintesi, e le poso una mano sulla coscia.

Inevitabilmente, mi torna in mente quello che è successo nel suo ufficio stamattina, e sento i pantaloni diventare improvvisamente stretti.

“Cazzo” penso “Devo fare in fretta, altrimenti qui esplodo!”

Lei stringe le cosce, un po’ per fermare la mia mano, un po’ perché è eccitata, anche lei.

Sorrido soddisfatto, non vedo l’ora di scoparmela, sarà fantastico.

Accendo la radio, e scelgo “Sexual healing” di Marvin Gaye. Meravigliosamente adatta.

Lei quasi arrossisce, sorridendo. Ha recepito il mio messaggio… bene.

Arrivo davanti al mio hotel, e parcheggio, e lei mi guarda con aria interrogativa.

– Qui? – mi chiede.

– Sì, piccola… – le dico con voce roca – Qui.

Scendiamo dalla macchina, entriamo velocemente e prima di infilarci nell’ascensore faccio un cenno d’intesa al ragazzo, alla reception. Mi fa un segno di assenso, come d’accordo, nessuno ci disturberà.

Arriviamo al piano, la trascino fuori dall’ascensore in fretta, apro la porta e la spingo dentro la mia suite.

Chiudo la porta alle mie spalle e butto le chiavi sul tavolino nell’ingresso.

Non resisto più. Le punto gli occhi addosso, leccandomi le labbra, ed avanzo verso di lei.

Emma

Mi tremano le gambe, sono tremendamente eccitata, ma anche impaurita… Ho paura di quello che proverò, di quello che succederà dopo. Lui si avvicina, con lo sguardo famelico.

– Non dovevamo cenare? – gli chiedo, indietreggiando, con voce tremante.

– Certo, ma è presto, non credi? – ha uno sguardo terribilmente perverso.

Non riesco nemmeno a rispondere, in un attimo mi è addosso, e mi spinge contro il muro.

– Emma, ti voglio troppo… – mi dice, quasi ringhiando – mi dispiace, ma faremo in fretta.

Il mio corpo viene completamente invaso da un languore violento, non riesco quasi a controllarmi.

Mi bacia subito, avidamente, profondamente. La sua lingua esperta si muove nella mia bocca, ed il mio desiderio per lui aumenta, esplodendo dentro di me.

Mi sbottona la camicetta, velocemente, e me la apre, poi infila subito le mani dentro il mio reggiseno spingendo fuori i seni, facendomi quasi male.

Inizia il suo assalto, succhiandomi i capezzoli, avidamente, mentre mi stringe i seni con le mani.

Mi sta facendo impazzire… Ormai lo so, lo voglio, voglio essere sua, disperatamente.

Gemo forte, e lo sento che ride, soddisfatto. Mi infila la mano tra le cosce, e mi abbassa subito le mutandine, facendole scivolare a terra. Faccio un passo, liberandomene.

Infila subito due dita dentro di me, muovendole avanti ed indietro.

– Oh, piccola… Come immaginavo… – mi dice con voce roca – Sei pronta per me, ed io non posso aspettare oltre… Avremo tempo per i preliminari più tardi…

Si sgancia i pantaloni, li lascia cadere a terra, insieme ai boxer, e lo vedo, magnifico, con la sua erezione prepotente. Mi guarda, fermandosi un attimo.

– Prendi qualcosa? Sei… protetta? – mi chiede.

– No – gli rispondo. Non è vero, indosso la spirale… non so perché ho mentito.

Lui si china, sfila una bustina dalla tasca dei pantaloni e la apre con i denti.

Si srotola il preservativo sul suo membro e mi prende per i fianchi, sollevandomi.

– Aggrappati a me e allarga le gambe – mi dice.

Faccio quello che mi dice, e lui, aiutandosi con la mano, mi penetra, violentemente, strappandomi un urlo. Mette il viso nell’incavo del mio collo, ansimando, poi, lentamente, inizia a muoversi.

Esce piano, poi si spinge dentro, nuovamente, forte. Grido di nuovo.

– Lo vuoi ancora? – mi sussurra.

– Sì… – gli dico. Di nuovo, esce lentamente e ritorna dentro, forte, spingendomi contro il muro.

– Lo vuoi ancora? – mi chiede di nuovo, ringhiando.

– Oh sì, ti prego! – grido.

È il segnale che aspettava. Inizia a muoversi, velocemente, con spinte forti, vigorose. Sento il piacere che monta, dentro di me, sempre di più…

– Michael! – gli urlo, e vengo, violentemente.

– Oh sì, Emma, sì… ci sono… – mi dice lui, svuotandosi dentro di me con due forti spinte.

Ci accasciamo sul pavimento, distrutti. Lui in ginocchio ed io a cavalcioni su di lui, mentre mi è ancora dentro. Mi prende il viso e mi bacia, profondamente, avidamente. Poi si stacca, mi guarda un attimo e mi solleva, uscendo da me.

– Vieni, mettiamoci più comodi… – mi dice, alzandosi in piedi.

Lentamente, ci spogliamo a vicenda, continuando a baciarci. Una volta nudi, mi prende in braccio e si dirige verso la camera, posandomi sul letto.

– Dio, quanto sei bella, Emma… – mi dice, sistemandosi sopra di me.

Inizia a baciarmi, partendo dal collo… mi succhia i capezzoli, questa volta delicatamente, lentamente, accarezzandomi i seni. Scende verso il mio ventre, baciandomi i fianchi, arrivando fino là, in mezzo alle mie cosce. Mi allarga le gambe, e si tuffa a capofitto lì, nel centro del mio corpo. Inizia il suo assalto, risvegliando in me la voglia di lui, di nuovo. Lo prendo per i capelli, stringendoglieli, e gemendo forte… sto per venire…

Lui, si ferma, allontanando il viso dalle mie gambe. Lo guardo, si lecca le labbra, come per gustare tutto il mio sapore.

– Oh, Emma… – mi dice – ti voglio di nuovo, ancora…

Si allunga a prendere una bustina, nel comodino, la strappa con i denti e mi porge il preservativo.

– Vuoi favorire? – mi dice, con un sorriso perverso.

Lo prendo, glielo srotolo sulla punta, e lui chiude gli occhi, gemendo. Poi, con le mie mani, lo guido dentro di me, e lui mi penetra, questa volta lentamente. Inizia a muoversi, piano, poi, quando sente che sto per venire, rallenta, aspettando. Poi ricomincia, ed io di nuovo, sto per venire, ma lui rallenta… Poi nuovamente, ricomincia la sua tortura… sento che sto per impazzire.

– Oh, ti prego, Michael… – gli dico, supplicandolo.

– Cosa, Emma? Cosa vuoi, dimmelo… – mi sussurra.

– Ti voglio, non resisto più, ti prego… – lo supplico di nuovo – Voglio venire con te…

– Eccoti accontentata, piccola – mi dice, e accelera il ritmo, spingendo violentemente. E di nuovo, insieme, ci perdiamo nella nostra estasi.

 

Sono pronta, mi liscio un’ultima volta i vestiti con le mani, cercando di sistemarmi meglio che posso. Avanzo verso Michael, ancora a letto, completamente nudo, che mi guarda, e mi siedo di fianco a lui.

– Vado, allora, ci sentiamo… – gli dico, dandogli un bacio sulle labbra.

– Sicura che non vuoi che ti accompagni? – mi chiede.

– No, non preoccuparti, abito qui vicino, sono solo le 21.30, ho voglia di camminare.

– Ok, come vuoi… – mi dice, passandomi un dito su una coscia.

– Grazie per la cena – gli dico, sorridendo – era squisita.

Mi sorride, languido.

– Non vedo l’ora di ripetere l’esperienza – mi sussurra.

Gli sorrido, poi mi alzo, avviandomi verso la porta. Mi giro a guardarlo, è veramente bellissimo.

– Ciao. – gli dico solamente.

Esco e torno a casa.

continua…

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Questo racconto è di proprietà di Samy P., è protetto da copyright e ogni riproduzione dell’opera, parziale o integrale, è vietata. È vietata la redistribuzione e la pubblicazione dei contenuti, in qualsiasi forma, non autorizzata espressamente dall’autrice. Tutti i diritti sono riservati ©. L. 633/1941. Questo racconto è un’opera di fantasia di Samy P. Ogni riferimento a persone reali esistenti o esistite, fatti, luoghi o avvenimenti è del tutto casuale ed è frutto dell’immaginazione dell’autrice che ne ha fatto uso al solo scopo di dare maggiore veridicità alla storia.

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