OMBRE E LUCI DAL PASSATO – Capitolo 10

Alex

Ce l’ho fatta. È stata dura, ma la soddisfazione che provo in questo momento vale tutti i sacrifici fatti in queste settimane. Osservo Emma, al mio fianco, mi guarda con adorazione, stima, affetto.

La abbraccerei e la bacerei, qui, davanti a tutti. Ma ho in serbo ben altro, per lei… devo avere pazienza, ed aspettare, arriverà il nostro momento… presto.

– Allora, signora Taylor, se si vuole accomodare, iniziamo la lettura del contratto.

– Sì, arrivo – dice loro, poi si volta verso di me – Ci pensi tu ad avvisare Alan?

– Sì, certo, non preoccuparti – le dico, poi anch’io mi rivolgo agli altri – Scusatemi, faccio un paio di telefonate ed arrivo subito. Voi iniziate pure, intanto.

Vedo che insieme agli altri avanza spedita, verso il tavolo, e si siede, di fronte ad altre quattro persone, tre uomini ed una donna. Prende le carte che le hanno messo di fronte ed iniziano la lettura.

Ha piena padronanza di se stessa, è intelligente, meravigliosamente competente nel suo lavoro.

Ho una stima quasi reverenziale, nei suoi confronti, non solo perché sono innamorato di lei, ma perché se la merita, è in gamba.

Esco dalla stanza e socchiudo la porta, per non disturbare. Chiamo immediatamente Alan, risponde dopo uno squillo.

– Dimmi tutto. – mi chiede con ansia.

– Ce l’abbiamo fatta, Alan! – gli dico.

– Grandi! Siete dei grandi, siete i migliori del mio staff, lo sapevo che non mi avreste deluso – mi dice, riempiendomi di soddisfazione – Emma?

– Emma è dentro, hanno già iniziato la stesura del contratto.

– Bene, stasera, fate baldoria, ve lo meritate. Qualsiasi cosa prendiate fatelo addebitare alla società, vi autorizzo personalmente.

– Ti prendo in parola! – gli dico ridendo.

– Sì, Alex, prendimi in parola. Posso darti un consiglio? – mi dice – Prenditi una bella bottiglia di Cristal e fai divertire Emma, se lo merita.

– Sì, ho già qualcosa in mente, Alan… – gli rispondo, evasivo.

– Eh, sì, immagino, conoscendoti! – mi risponde – Dai, divertitevi e non fate troppi danni.

“Beh, io spero di fare tanti danni, invece!!!” penso, divertito.

– Ok, Alan, e grazie.

– Grazie a voi, ed ancora complimenti. Ci vediamo lunedì, ciao.

– Ciao, Alan, a lunedì.

Interrompo la comunicazione, e la mia testa inizia a girare, pensando a tutto quello che ho in mente di fare e a come farlo. Non sto più nella pelle, voglio tornare in hotel… e spero tanto che lei stanotte sia mia, per sempre.

Faccio un paio di telefonate, per organizzare alcune cose, poi rientro nella sala, stanno continuando a leggere il contratto. Mi tengo in disparte, ascoltando, non voglio disturbare. Emma fa alcune obiezioni, vengono fatte delle correzioni.

Dopo circa un’ora e mezza abbiamo finito, il contratto viene firmato ed io consegno il materiale preparato alla Blue Diamonds.

Lasciamo l’edificio, ci hanno già chiamato un taxi, arriviamo in hotel che sono circa le 18,00. “In perfetto orario per il mio piano” penso soddisfatto.

– Che ne dici di andare nella tua stanza? – le chiedo – Io mi fermo a prendere qualcosa da bere e poi ti raggiungo. È stata una lunga giornata, così ti rilassi… poi festeggiamo.

– Dico che hai avuto un’ottima idea… – mi risponde, sorridendo – Ti aspetto di sopra, allora.

Mi da un bacio sulla guancia, poi si avvia verso l’ascensore, con la sua camminata fluida. Ogni volta mi domando come fa, con quei tacchi. “Beh, con quelle splendide gambe secondo me può fare di tutto” penso, ma questa riflessione mi suggerisce immagini piuttosto perverse; quindi, deglutisco e aspetto che entri in ascensore. Non appena si chiudono le porte, mi giro e mi avvio velocemente alla reception per dare istruzioni.

– Buonasera, sono Alex Anderson, stanza 703.

– Buonasera, signor Anderson, quello che ci ha chiesto è già pronto, aspettavamo solo lei.

– Bene, devo andare nella mia stanza a prendere un effetto personale, ci vediamo direttamente davanti alla porta della stanza della signora Taylor, la 503. Mi raccomando, non bussate, prima di entrare aspettate me.

– Lo consideri fatto, signor Anderson.

Bene. Una è andata. Volo di corsa nella mia stanza, prendendo l’ascensore. Entro, e mi chiudo a chiave. Apro l’armadio, dove c’è la cassetta di sicurezza, inserisco la combinazione e tiro fuori l’oggetto che avevo rinchiuso dentro. Lo guardo, è veramente splendido, sono fiero di me.

Lo infilo in tasca e mi avvio verso la stanza di Emma.

Ho il cuore che mi batte all’impazzata, ci siamo.

Arrivo al suo piano, e vedo il cameriere con il tavolo del servizio in camera, che mi aspetta davanti alla sua porta.

– È molto che aspetti? – gli chiedo, dandogli 50 dollari di mancia. Se li merita, con quello che mi ha preparato.

– No, signor Anderson, sono appena arrivato – mi dice, infilandosi i soldi in tasca – La ringrazio.

– Prego, grazie a te – gli dico, strizzandogli l’occhio, e busso alla porta.

Emma mi apre, è al telefono, mi sento gelare, spero solo che non sia con lui.

Entro, e faccio segno al cameriere di aspettare un attimo. La osservo, mentre telefona, si è tolta la giacca, ha una camicia di seta senza maniche, leggermente trasparente. Si intravede il reggiseno di pizzo, bianco. Si è tolta anche scarpe e calze, e cammina a piedi nudi, è sexy da morire… Il mio corpo risponde immediatamente a quell’immagine celestiale. “Cominciamo bene…” penso.

– Grazie, amore, glielo dirò, è arrivato adesso. Ci vediamo domani, un bacio a te e a Sarah. Salutami anche Erika – dice, poi riattacca. Tiro un sospiro di sollievo, era con Paul.

– Paul, Sarah ed Erika si congratulano con te – mi dice, fiera.

– Grazie – le rispondo – Ed ora, festeggiamo.

Faccio un cenno al cameriere, che entra con il tavolino.

Emma spalanca gli occhi.

– Alex! – mi dice – non hai badato a spese!

– Tutto gentilmente offerto dal grande capo in persona – le rispondo ridendo, alzando le spalle.

Sul tavolino c’è una bottiglia di Cristal ghiacciata, in un secchiello, due alte flûte di cristallo, ostriche e tartine con salmone e caviale.

Il cameriere esce subito dalla stanza, in maniera discreta, e chiude la porta.

Emma mi guarda, con le lacrime agli occhi.

– Oh, Alex, come sono fiera di te! – mi dice, buttandomi le braccia al collo – Hai fatto una cosa splendida, da splendido uomo che sei. Hai un gran cuore.

Le sue parole mi sciolgono, e la stringo forte al mio petto, respirando il suo magnifico profumo.

– Io, però, ho qualcosa per te – le dico, allontanandomi da lei.

– Oltre a questo? – mi risponde indicando il tavolo, divertita.

– Sì, oltre a quello – le dico con voce roca, sono terribilmente emozionato. Infilo la mano in tasca e tiro fuori l’oggetto, facendolo penzolare davanti a lei.

Lei mi fissa esterrefatta, spalancando gli occhi.

– Alex, ma è…

– Sì, è il medaglione dello spot. L’ho disegnato io, e loro lo hanno creato per me. È un pezzo unico. Vieni, girati – le dico, aprendo il gancio.

– Oh, Alex… – mi dice – Mi dispiace, ma non posso accettarlo… È troppo…

– Emma, fidati – le rispondo, sorridendo – Con la commissione che prenderò per questo contratto me lo posso permettere.

Lei si mette a ridere, e si gira, dandomi le spalle. Glielo metto al collo, agganciandoglielo, e ne approfitto per accarezzarle la nuca. Lei emette un gemito, lieve… Bene, molto bene.

– È bellissimo – mi dice con voce roca – Grazie.

– È perfetto su di te – le dico guardandola.

Ci guardiamo negli occhi, in silenzio. “No, Alex, è ancora troppo presto” penso “Pazienza”.

Mi volto, e stappo lo champagne, versandolo nelle flûte, e gliene porgo subito una.

– A noi due – le dico, facendo tintinnare i bicchieri.

– A noi due – mi risponde lei, guardandomi.

 

Siamo seduti sul divano, con i piedi appoggiati sul tavolino. Anch’io mi sono tolto la giacca, ho allentato la cravatta e mi sono arrotolato le maniche della camicia fino ai gomiti. Mi sono tolto anche scarpe e calze, come lei. Abbiamo bevuto lo champagne, mangiato salmone, caviale ed ostriche. Siamo in estasi, e la voce di Etta James con “At Last” ci sta tenendo compagnia.

Improvvisamente, lei si mette a ridere, ed io la guardo.

– Beh, perché ridi? – le chiedo incuriosito.

– Rido perché in questo momento penso di essere la donna più invidiata di tutto il personale femminile della NY Advertisement… – mi risponde.

– Come? – le chiedo, incuriosito.

– Beh – dice alzando le spalle, con un sorriso ironico – Sono qui, in una stanza d’albergo, sola con il nostro direttore commerciale “supersexy”, bevendo champagne e mangiando ostriche, con una canzone romantica in sottofondo…

– Cosa?!? “Supersexy”? Che significa? – le chiedo girandomi a guardarla, stupito.

– Come, non lo sai? È così che ti chiamano tutte! – mi risponde, ridendo.

– No, non lo sapevo… – le dico, stringendo gli occhi – E tu, perché non me l’hai mai detto?

– Perché pensavo che poi ti saresti montato la testa… – mi risponde, prendendomi in giro.

– Beh, vista la situazione… – le dico, prendendola in giro a mia volta – Per me sei tu, quella che si è montata la testa, visto che sei qui con me. Anche perché non sei invidiata solo dal personale femminile della NY Advertisement, ma da almeno mezza New York…

– Alex Anderson!  – mi dice, rimproverandomi, e mi sferra un pugno scherzoso su un fianco.

– Ahia! – grido, fingendo che mi abbia fatto malissimo.

– Ma smettila… – mi dice lei, dandomene un altro su una spalla.

“Attenta, Emma… giochi con il fuoco…” penso.

– E allora, basta picchiarmi? – le dico, poi mi volto verso di lei, agile, e le do un piccolo colpetto su un fianco. So che soffre terribilmente il solletico.

– Alex! – urla, spaventata.

La guardo, stringendo gli occhi. Avanzo lentamente, verso di lei, sul divano, e lei arretra, spaventata.

– No, Alex, NO! Ti prego non farlo… – dice mentre cerca di sgattaiolare via.

– Hai cominciato tu, Emma… – le dico, lentamente.

Lei fa un guizzo improvviso e cerca di sfuggirmi, voltandomi le spalle ed andando a carponi sul divano. Ma io sono più veloce, e le afferro una caviglia, tirandola verso di me.

– No, Alex, no! – Grida, cominciando a ridere – Ti prego, mi sento male, lo sai!

Cerca di liberarsi, calciando e spingendomi via. “Merda!” per un pelo non mi prende in pieno i coglioni, schivo a malapena il colpo.

– Emma, sta ferma! – le dico, cercando di bloccarla. Non voglio farle male.

– Alex, smettila, no! – urla di nuovo, ed io, di nuovo, schivo un altro colpo alle parti basse.

“Adesso basta, sembra una gatta selvatica, cazzo!”

Istintivamente, le pianto una sculacciata sul sedere, con forza.

– Alex! – squittisce.

Le afferro anche l’altra caviglia e con tutta la mia forza la tiro verso di me, girandola sulla schiena, sistemandomela sotto e bloccandola con il mio corpo. Intreccio le gambe alle sue, in modo che non possa muoversi, poi con una mano le prendo entrambi i polsi e glieli blocco sopra la testa.

Cerca di divincolarsi, continuando a muovere pericolosamente i fianchi contro il mio bacino. Sento il mio uccello che fa un guizzo… Figuriamoci, chi è che resiste, ora?

– Oh, Emma, che ne facciamo, di te, ora? – le sussurro, avvicinando le dita della mia mano libera alla sua ascella liscia.

– Alex, smettila! Guarda che mi metto ad urlare!

– Per ben due volte hai rischiato di centrarmi i gioielli di famiglia… – le sussurro – Urla pure, Emma… Non me ne frega un cazzo, tanto non ti può sentire nessuno.

Lei mi guarda, spalancando gli occhi. Non ha paura, sa che non le farei mai del male, ma tenta comunque di liberarsi, continuando a muovere i suoi bellissimi fianchi sotto di me.

Ed ora, sento che ho una vera erezione, forte, potente. La guardo, negli occhi, e lei si ferma.

Ha gli occhi che brillano, le guance arrossate, il respiro corto.

Vedo i suoi seni alzarsi ed abbassarsi, velocemente.

È eccitata da morire, capisco che anche lei mi vuole.

Il mio cuore esulta, il mio corpo esplode. È mia, finalmente. Ce l’ho fatta.

Emma

Mi perdo nei suoi occhi che mi guardano, di un azzurro intenso, torbido.

Non mi ha mai guardata così.

Ho smesso di divincolarmi, di lottare, non voglio più fuggire… Voglio perdermi con lui, voglio essere sua. Non so se lo vuole anche lui, ma io, ormai, non posso più negarlo a me stessa.

Lo desidero, come probabilmente non ho mai desiderato nessuno. Esito, aspettando la sua mossa.

Poi, la sento. La sua eccitazione, la sua erezione, potente, che preme contro il mio bacino.

La consapevolezza che anche lui mi vuole mi incendia, ed il desiderio esplode dentro di me, intenso, come non mi è mai successo prima.

Lo guardo negli occhi, schiudendo leggermente le labbra.

– Oh, Emma, tesoro… – mi dice lui, con voce roca – Vorrei tanto baciarti… Ma se lo faccio… so che poi non avrò più la forza di fermarmi…

– Allora fallo… – gli sussurro io.

Avvicina il suo volto al mio, chiudendo gli occhi. Mi sfiora le labbra con le sue, muovendo il viso, come se mi stesse accarezzando.

– Lo sai, vero, che questo cambierà tutto, tra di noi? – mi chiede, sussurrandomi sulle labbra.

– Lo so – gli rispondo.

E lui, mi bacia, posando le sue labbra morbide sulle mie.

È un colpo al cuore, un’emozione talmente intensa che mi attraversa l’anima.

Lentamente, mi apre le labbra, arrendevoli, con la sua lingua.

Sa di buono, sa di champagne, sa di Alex.

Lascia i miei polsi, ancora imprigionati sulla mia testa, e mi abbraccia, forte. Il suo bacio diventa più audace, appassionato, sensuale, lungo. Ed io non posso che rispondere, con la stessa passione.

Le mie mani scorrono sul suo torace, sul suo ventre, arrivando ai suoi fianchi. Cerco febbrilmente di sbottonargli i pantaloni, lo voglio… Lui si stacca da me, sorridendo, e mi ferma le mani.

– Calma, tesoro mio… – mi dice, dolcemente – Tu non immagini nemmeno da quanto tempo aspetto questo momento… Voglio assaporarmelo tutto, fino in fondo.

Scende dal divano e si alza in piedi, porgendomi la mano. La prendo, e mi alzo a mia volta.

– Vieni con me – mi sussurra, prendendomi per mano e portandomi in camera da letto.

Lo seguo, in estasi. Infila le mani nelle tasche, ed estrae un paio di preservativi, buttandoli sul comodino.

– Non servono – gli dico io, dolcemente, scuotendo la testa.

Mi guarda, con aria interrogativa.

– Porto la spirale, sono protetta – a differenza di Michael, Alex voglio sentirlo, pelle contro pelle. E, soprattutto, mi fido di lui.

– Sei sicura? – mi chiede, avvicinandosi a me – Con me puoi stare tranquilla, l’ho usato sempre, e regolarmente mi sono fatto gli esami.

– Io sono stata solo con John, e… con Michael… – esito.

Lui mi guarda, in attesa, calmo.

– A lui non l’ho detto, che porto la spirale. Gli ho fatto indossare il preservativo.

Lo guardo, lui ha un’espressione infastidita, ma poi cambia, e mi fa un debole sorriso, senza parlare.

– Alex… voglio sentirti, completamente, pelle contro pelle, fino in fondo… – gli dico – ne ho bisogno, lo desidero tanto…

Ora mi sorride, intensamente, poi le sue labbra sono di nuovo sulle mie. Siamo in piedi, in fondo al letto, e lui mi bacia di nuovo, a lungo, accarezzandomi la schiena.

Poi, mi bacia il collo, e le sue labbra sulla mia pelle sembrano lava incandescente, che scava un solco fino all’incavo dei miei seni. Lentamente, inizia a sbottonarmi la camicetta e me la sfila, gettandola in terra. Si stacca da me e mi guarda, estasiato.

– Dio mio, quanto sei bella, Emma… – mi dice, prendendomi il viso tra le mani e baciandomi di nuovo.

Io sciolgo il nodo della sua cravatta, gliela sfilo, la getto a terra ed inizio a sbottonargli la camicia, non vedo l’ora di vederlo, di toccarlo… Gliela sfilo dai pantaloni, poi gliela tolgo, lasciandola cadere sul pavimento. Lentamente, passo le mani sul suo torace.

È bellissimo, perfetto, splendidamente muscoloso, con un po’ di peluria bionda, sul petto.

Stacco le mie labbra dalle sue, e lo osservo, mentre passo le mani in mezzo ai peli, osservando il suo torace ed il suo ventre splendidamente scolpito. Poi, lascio che le mie labbra seguano le mie mani, arrivando fino ai suoi capezzoli. Glieli succhio, li stuzzico con la lingua e con i denti.

Lui fa un gemito profondo, che sembra un rantolo, e piega la testa all’indietro. Sono estasiata, vederlo che prova piacere, grazie a me, è una sensazione inebriante.

Passo ai suoi pantaloni, glieli sgancio e li faccio scorrere sui fianchi, lasciandolo in boxer. Ora la sua erezione è evidente anche ai miei occhi. Ed è notevole, molto notevole.

Lui mi abbassa la zip della gonna, e la fa scivolare a terra. Mi prende in braccio, e mi deposita sul letto, seguendomi e coricandosi sopra di me.

Inizia a baciarmi, ora in maniera diversa… profondamente, avidamente, mentre con le mani, inizia ad accarezzarmi i seni, sopra la stoffa del reggiseno. Mi pizzica leggermente i capezzoli, ed io gemo forte, inarcando la schiena. Mi mette la mano dietro la schiena e con un gesto veloce mi sgancia il reggiseno, sfilandomelo e gettandolo lontano.

Mi guarda, ammirato.

– Emma… sei bellissima… – mi dice, con voce roca. Poi si getta sul mio petto.

Mi bacia i seni, succhiando avidamente i capezzoli, giocandoci con la lingua, stuzzicandoli con i denti, e continuando a stringermeli con le mani.

– Oh, Alex… – mormoro, gemendo dal piacere.

Senza smettere di baciarmi, infila una mano nei miei slip, accarezzandomi tra le cosce. Io emetto un grido, sto impazzendo, non so quanto reggerò… In risposta, anch’io infilo una mano nei suoi boxer, tastando con mano la sua erezione. È veramente enorme, teso al massimo… Non so quanto riuscirà a resistere anche lui…

Sento che sto per esplodere, non voglio… Voglio che lui sia con me, dentro di me, voglio venire insieme a lui…

– Alex – gli dico supplicandolo – Basta, ti prego… ti voglio…

Lui alza il viso dai miei seni, sorridendo. Con un movimento veloce mi sfila le mutandine e subito dopo si sfila i boxer. Mi divarica le gambe, e, lentamente, entra dentro di me.

Entrambi emettiamo un lungo gemito di piacere. Lo sento, grande, dentro di me, è stupendo.

Lui affonda la testa nel mio collo, respirando a fatica, poi, mi guarda negli occhi.

– Oh, Emma… – mi dice, tra i denti – non so quanto resisterò…

– Nemmeno io – gli sussurro, attirando a me le sue labbra.

Mi bacia, dolcemente, affondando la sua lingua nella mia bocca. Poi, inizia a muovere il bacino, ed io piego le gambe, stringendogli la vita. Voglio sentirlo.

Accelera il ritmo, staccandosi dalla mia bocca, e gemendo, sempre di più… ed io lo seguo, sentendomi un tutt’uno con lui, ed andando incontro alle sue spinte, sempre più vigorose.

– Oh, Emma… lasciati andare – mi dice, con voce roca – Ti prego, amore, vieni con me…

Le sue parole sono liberatorie, e fanno esplodere in me un orgasmo intenso, profondo, lunghissimo.

– Oh Alex! – grido, e sento che lui si svuota dentro di me, gemendo, con due spinte vigorose.

Lo stringo a me, abbracciandolo forte, assecondandolo nei suoi ultimi spasmi di piacere.

Poi, lui alza il viso su di me, guardandomi negli occhi, e mi bacia in modo stupendo, adorandomi, coccolandomi.

Ed io mi perdo tra le sue braccia, assaporando il suo odore, il suo sapore, il suo essere ancora dentro di me. Mai, nella vita, mi sono sentita così.

continua…

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Questo racconto è di proprietà di Samy P., è protetto da copyright e ogni riproduzione dell’opera, parziale o integrale, è vietata. È vietata la redistribuzione e la pubblicazione dei contenuti, in qualsiasi forma, non autorizzata espressamente dall’autrice. Tutti i diritti sono riservati ©. L. 633/1941. Questo racconto è un’opera di fantasia di Samy P. Ogni riferimento a persone reali esistenti o esistite, fatti, luoghi o avvenimenti è del tutto casuale ed è frutto dell’immaginazione dell’autrice che ne ha fatto uso al solo scopo di dare maggiore veridicità alla storia.

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